mercoledì 12 gennaio 2011

Perchè lui ha contribuito...

Un piccolo paese assume, agli occhi dei suoi abitanti, le fattezze di un enorme essere vivente. Le sue botteghe decennali, le facce, i commenti, i riti...tutto confluisce nel creare una specie di gigantesco organismo che sembra sempre risoluto nel non cambiare mai (infatti i paesini sono tradizionalmente molto refrattari alle novità). Così quando un membro della comunità ci lascia all'improvviso la metafora più calzante è che al suddetto essere vivente sia stato tagliato un dito di botto!

Un anno fa veniva a mancare quello che io consideravo l'edicolante storico del paese, il personaggio che ormai identificavo quasi come un tutt'uno con il bancone dietro al quale lo trovavo ogni giorno. Solitamente questo genere di ricordi vengono sempre inconsciamente viziati dalla retorica, da frasi che risuonano sempre come fossero di circostanza quando, in realtà, non lo sono affatto, così ho deciso di condividere un semplice dettaglio. Qualcosa di apparentemente inutile, minuscolo, indistinguibile dalla vasta aneddotica che qualsiasi cittadino del mio paese potrebbe srotolare parlando di lui, perdendosi in un mare di spassosi aneddoti (era persona mostruosamente ironica, va detto per chi non lo abbia conosciuto).

Io amo leggere. Credo di essermi innamorato della lettura ancora prima che io stesso imparassi a distinguere le lettere dell'alfabeto! Obbligavo mia madre a leggermi almeno una storia a fumetti a notte prima di andare a dormire (Braccio di Ferro su tutti!) e più tempo passavo in quei mondi fantastici più volevo restarci.
Tutti noi sappiamo bene che il fiorire o l'appassire di una passione può essere determinato anche da piccolissimi fattori: un commento sprezzante da parte di un adulto di fronte al primo tentativo di mostrare cosa si crede di saper fare può spingere un ragazzino sensibile a piantarla lì e non insistere più, questo è poco ma sicuro! Uno dei fattori che avrebbero reso fondamentale la mia passione per la lettura durante l'infanzia sarebbe stato il luogo in cui reperire la Materia Prima!
Forse il mio è un ricordo viziato, una di quelle cose che ti restano impresse ma che sono passate attraverso il setaccio della tua immaginazione, permettendo che solo pochi dettagli fuorivianti ne restassero impigliati...ma ho il netto ricordo dello scaffale dedicato ai miei fumetti prediletti posizionato esattamente alla mia altezza, perfettamente a portata di mano! Anche oggi, quando entro in quell'edicola, noto che le riviste che compro abitualmente sono esposte su uno scaffale particolarmente alto e mi porta a rievocare questo mio ricordo-forse-falsato-ma-piacevole che mi vede protagonista mentre afferro gli albi "Corno" dell'Uomo Ragno, svettanti a pochi centimetri dal mio naso di ragazzino.
Erano lì, vicinissimi...quindi li potevo recuperare da solo! Non dovevo rivolgermi ad un adulto, chiedendogli di allungare le braccia e prendermeli perchè troppo in alto. Avevo appena iniziato a divorare fumetti e, proprio in quel momento, trovavo un luogo in cui la mia passione era piazzata proprio dove la volevo...proprio dove avrei potuto prendermela con le mie sole forze, quando volevo e senza dover aspettare che fossero altri a consegnarmela.

Lo vedete? E' una sciocchezza, un'immagine minuscola e all'apparenza banale ma oggi, ripensando a questo dettaglio, trovo che abbia una sua importanza nel lungo processo che mi ha portato dove sono ora. Facendo in modo che io potessi scegliere le mie letture da solo, agguantandole e sfogliandole da me, quella persona mi consegnò le chiavi di Camelot. Ovviamente il mio edicolante non aveva disposto quegli albi in tale posizione per me soltanto, ma mi piaceva pensarlo. Lui mi ha visto percorrere quegli scaffali per quasi 25 anni, mi ha visto cambiare gusti e priorità. Da bravo professionista ci metteva poco ad individuare cosa mi piaceva e cosa no quindi, per un fruitore ossessivo quale il sottoscritto, entrare in un'edicola e sentirsi dire: "Guarda che è uscito l'ultimo Dylan Dog...non ce l'hai, no?" chiarisce subito come il rapporto instaurato lì dentro fosse molto diverso dal semplice "Stampa & Corriere, per favore."

Frequento abitualmente quell'edicola, anche ora che non è più gestita da lui. Percorro scaffali familiari, mi muovo in ambienti che da piccolo mi sembravano molto più tortuosi...non credo che potrei trovare un altro luogo in cui "rifornirmi" di letture. Ogni volta che pago e mi avvio verso la porta, però, provo un pò di dispiacere e non fatico ad ammetterlo: fino allo scorso anno venivo accolto all'uscita da una voce ad altissimo volume che immancabilmente mi salutava con: "Ciao, Robertino!!"
Solo lui mi poteva chiamare "Robertino", così come solo Marion poteva chiamare Fonzie "Arthur", per intenderci! Un segno evidente, marcato e inestinguibile di come e da quanto mi conoscesse.

Ciao Camillo.