martedì 5 ottobre 2010

Scelte che Non Scegli

Per la maggior parte della mia infanzia, ho vissuto in un appartamento situato sopra la casa dei miei nonni, all'interno di un cortile condiviso con altre famiglie. Nei piccoli paesi come quello in cui sono cresciuto (il genere di piccolo paese che vedete molto spesso nei film horror dove, nella sequenza introduttiva, il protagonista percorre le vie in bicicletta salutando tutti e voi sapete che, alla fine della pellicola, quel luogo verrà, come minimo, raso al suolo) non è affatto raro che molte case si affaccino su un medesimo cortile, separato dal mondo esterno da un portone che immette sulla strada. Questa disposizione comporta la creazione quasi automatica di una cerchia di conoscenti, vicini, amici pronti a generare un vero e proprio “microcosmo indipendente”, separato dal resto della popolazione. Chi non ha mai vissuto in tali agglomerati di casette tutte uguali e tutte collegate da un unico gigantesco ambiente non potrà di certo comprendere il livello di interconnessione che si sviluppa fra le singole famiglie residenti, molto diverso da quella che si forma, ad esempio, fra semplici vicini di casa in una qualunque via o fra inquilini in un condominio.

Da bambino avevo davvero la sensazione che la quasi totalità del mio mondo fosse incluso in quel cortile e che tutto ciò che intravedevo aldilà del portone d'ingresso fosse un Continente inesplorato e colmo di imprevisti. D'altronde tutto ciò che mi circondava confermava quella teoria: la mia famiglia abitava lì, i miei nonni abitavano lì, alcuni amici abitavano lì... Ovvio, avevo altri nonni che abitavano a quattro chilometri di distanza, altri amici che vivevano anche al capo opposto del paese, dovevo uscire da lì per andare a scuola o al parchetto ma, insomma, sembrava che il nucleo di Bisogni Essenziali per un bambino potesse risiedere con tranquillità entro il perimetro di quel grosso cortile condiviso.


C'è sempre un lato negativo in questo genere di situazioni. Se è vero che vivere all'interno di quella che, a tutti gli effetti, assume le fattezze di una piccola “Comunità” può essere piacevole e confortevole, non va tralasciato un elemento fondamentale...
...non era una mia scelta.


Di persone se ne incontrano parecchie ma è indiscutibile che gli Amici (da non confondersi con i Conoscenti; il confine tende ad assottigliarsi mentre si cresce) non siano coloro con cui passi molto tempo solo perché ne sei costretto dalla vicinanza. Non nego che sia possibile incontrare il proprio Migliore Amico sul balcone della casa accanto alla tua quando si è in Prima Elementare e ritrovarsi ad averlo accanto a trent'anni come testimone di nozze...dico solo che non deve essere OBBLIGATORIAMENTE così.


Si prova una profonda sensazione di “forzatura” nei legami che nascono all'interno di ambienti come quello in cui sono cresciuto. Sembra quasi che si sia deciso in anticipo e SENZA INTERPELLARTI quello che sarà il gruppo di persone con cui ti relazionerai per molti anni. A volte puoi essere fortunato e incontrare vicini di casa deliziosi (ne ho avuti), amici con cui condividere tutto (ne ho avuti)...ma è innegabile che possa capitarti anche di condividere un muro portante della casa con qualcuno che detesti (non arrivo ad affermare di avere detestato dei vicini, ma screzi ce ne sono stati, oh sì!) o di ritrovarti in un gruppo di coetanei che non hanno nessuna intenzione di darti il benvenuto nella loro vita. A quel punto non è più salutare pensare che il cortile di cui, controvoglia, fai parte sia il Centro del Tuo Mondo...a meno che non si coltivino ambizioni masochistiche e questo non sia un pensiero oltremodo gradevole per te!
La tua vita diventa così un perenne tentativo di allungarti OLTRE i confini del luogo in cui vivi, di protendere le braccia verso altre case e finestre, di alzare la voce per capire se altre persone condividono le tue passioni e gridano di rimando per suggerire di unirti a loro.
Durante la mia infanzia non ho fatto altro che agitare braccia e sbraitare nella speranza che qualcuno recepisse la richiesta d'aiuto...capitano giornate in cui, a trent'anni suonati, mi sembra ancora di sentire l'eco della mia voce.

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