io, solitario, compiango il mio esilio
e invano grido al cielo indifferente
e guardo me e al destino maledico.
Mi vorrei come questi, di speranze
più ricco, o quegli, corteggiato e bello;
il poter di costui, d'altri le arti
invidio e ogni mia gloria più disdegno;
Ma quando quasi a spregiarmi nell'intimo
son giunto, ecco, ti penso: e come rompe
all'alba in volo l'allodola, l'inno
dal cupo della terra i cieli intocca.
Ché se l'amore tuo dolce ricordo
neppure con un re muterei sorte.
Lo Shakespeare dei sonetti, di certo non il più noto.
Stasera dedicatelo a chi volete...
E' sempre bello leggere un sonetto di Shakespeare, ma le tragedie sono ancora meglio. :)
RispondiEliminaSenza dubbio! :)
RispondiEliminaLo dedicherò a qualcuno che tengo nel cuore..ma lui non lo saprà.
RispondiEliminaBlog interessante, ti seguirò con piacere:)
Grazie, Virginia! :) Felice che il blog sia di tuo gradimento...
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