martedì 28 dicembre 2010

Tempo Buttato al Cinema...2010

Quella che trovate qui NON è la mia Top 10 Cinematografica dell'Anno che si appresta a terminare perchè non sono così presuntuoso da ritenere di avere visto tutti i film meritevoli del 2010 (potrei incappare in un capolavoro thailandese che spazza via la metà dei titoli qui sotto!!) Inoltre ho optato per pellicole facilmente rintracciabili e non mi sono lanciato in un elenco all'insegna di film oscuri e inaccessibili, rischiando di commettere l'errore di molte liste in cui sono incappato di recente (robaccia intellettual-snobistica di cui non ho nemmeno intenzione di citare gli artefici!).

Scontata la Premessa d'obbligo, parto:


10-IL PROFETA perchè adoro i film di ambientazione carceraria ma qui la discesa agli inferi della galera dura per un ragazzo che deve "imparare" a farsi rispettare occupa solo una parte dell'opera. Macchina a mano usata benissimo, un attore protagonista sconosciuto ma strepitoso e un ritmo che tiene nonostante la lunghezza...recuperatelo, perchè è film potente al punto giusto...


09-LA CITTA' VERRA' DISTRUTTA ALL'ALBA anche solo perchè rarissimamente un remake horror mantiene quello che promette (vedere l'ultimo "Nightmare" per credere). Qui si conserva l'essenza dell'opera di Romero, ci sono un paio di sequenze davvero ben fatte (l'autolavaggio?) e il film si fa perdonare l'errore in cui cascano TUTTI gli aspiranti emuli del vecchio George, ovvero il soprassedere sui sottintesi politici e le metafore più o meno esplicite della sua opera per puntare solo sull'orrorifico standard!


08-THE TOWN perchè Ben Affleck sta iniziando a farsi perdonare dal sottoscritto per le gravissime colpe passate. Qui, poi, capisce di essere il solito cagnaccio come attore quindi si circonda di gente validissima (Jeremy Renner e Jon Hamm su tutti), gira molto bene le sequenze d'azione e usa il Cinema di Genere per raccontare una storia che, del Noir, ne sfrutta solo i cliché per affrontare temi più impegnativi.


07-HAPPY FAMILY perchè anche se lo spettacolo teatrale da cui è tratto è migliore e la sceneggiatura non sfrutta bene tutte le potenzialità dell'idea, resta una pellicola "anomala" nel Cinema nostrano e per questo va salvaguardata. Salvatores infiocchetta una sgargiantissima fotografia con canzoni di Simon & Garfunkel, gestisce bene un'atmosfera che puzza di Wes Anderson lontano un miglio e fornisce a De Luigi un ruolo lontano anni luce dalle sue smorfiette comiche ormai stra-utilizzate.


06-SCOTT PILGRIM VS. THE WORLD che prende una semi-sconosciuta graphic-novel canadese e la porta su schermo quasi vignetta per vignetta, mescolando arte visiva con videogames e citazionismo nerd. Edgar Wright è tra i registi che mi coccolo di più (vedi "Shaun of the Dead" "Hot Fuzz" o la Serie TV "Spaced") e qui riesce nell'impresa di regalare un freschissimo approccio al soggetto fumettistico, riempiendo i fotogrammi di idee su idee. Il finale è un pò sotto tono e lo scetticismo verso la scelta di Michael Cera come protagonista può starci (anche se non per me) ma per il resto è gioioso ottovolante visivo! Ah, c'è anche Anna Kendrick!!!!!! E le canzoni sono di Beck.....


05-LA PRIMA COSA BELLA perché Virzì, solitamente carognesco nei suoi film, qui realizza forse la più imprevedibile fra le sue creature. Tenerissimo amarcord livornese senza i furori alla "Ovosodo" ma molto molto piacevole e sincero. Funziona tutto, dalla sceneggiatura al cast (dove spiccano una Sandrelli FINALMENTE efficacissima, un Mastandrea che gioca di sottrazione per tutto il film e una Ramazzotti che, corteggiata dall'obiettivo del maritino, non sbaglia una posa). Meritata la selezione per gli Oscar ma se Virzì la smettesse di esternare quanto gli stia sui coglioni promuovere il film negli USA magari avrebbe serie speranze...


04-KICK-ASS c he rende finalmente giustizia all'operato fumettistico di quello scrittore scozzese malato di mente che risponde al nome di Mark Millar ("Wanted" era carino ma troppo stemperato per chi ne conosceva il fumetto). Si può fare il supereroe nel mondo reale? No, perchè se ci provi rischi solo di finire in ospedale! Ma se grazie a Youtube & MySpace diventi un mito e inizi a generare imitatori non tarderà molto a sbucare anche un supercriminale... Da un regista che non sbaglia un colpo ("The Pusher" e "Stardust", due film che dovete recuperare) arriva una riflessione non banale sulla moda imperante dei supereroi, supportata benissimo da un ottimo cast (persino Nicolas Cage, qui, funziona alla grande!!) e con una sequenza finale tanto più memorabile per il fatto che differisce moltissimo da quella del fumetto e, in una certa misura, ne esce persino meglio! Quando uscirà nelle sale italiane, a febbraio (UN ANNO dopo gli USA, complimenti) andate a recuperarlo...


03-TOY STORY 3 e che ve lo dico a fà?? Ogni anno il titolo Pixar finisce tra i miei consigli ma è inevitabile. Questo, poi, è un Terzo Capitolo delizioso, con sceneggiatura al solito curatissima, ritmo perfetto, citazioni a grappolo ma MAI invasive o troppo ostentate (vero, Dreamworks??) e, soprattutto, il finale più tenero e convincente dell'anno...Al solito, per la Pixar, è Epic Win.


02-THE SOCIAL NETWORK perchè poteva essere una vaccata modaiola (qualcuno ricorda il "Feisbum" nostrano?) e invece lo vanno ad affidare a un regista come Fincher (pure qui strepitoso) e ad uno sceneggiatore come Sorkin (OSCAR, SUBITO!!!!!). Il risultato è un film dove gente parla per più di due ore senza provocare sbadigli tra il pubblico (e se penso alle lungaggini che male avevo digerito in "Benjamin Button" mi rendo conto che se Fincher viene servito bene in fase di scrittura NON è geneticamente in grado di annoiare!!) e dove la bravura degli attori, la perizia tecnica, la splendida struttura della sceneggiatura (dove si "ricalcano" proprio le dinamiche delle comunicazioni tramite Facebook nel narrare l'evolversi della vicenda) rendono questo film un modello da studiare con attenzione.


01-INCEPTION e, sì, lo so che c'è chi storcerà il naso ma, onestamente, poco me ne cala perchè questo è il genere di film che amo vedere al Cinema! Sceneggiatura intricata al punto giusto (basta seguire con attenzione l'intreccio e NON ci si perde nulla, alla faccia degli spettatori distratti e lamentosi), attori adatti e ben utilizzati, bella fotografia, montaggio preciso al millimetro (specie nel Terzo Atto), una Regia che accompagna lo spettatore ma si prende la briga di "distrarlo" nei punti giusti per non fargli notare certi dettagi che , giunti al Finale, colgono di sorpresa...Nolan resta un regista da cui mi aspetto molto e PER ORA non mi ha MAI deluso. Gordon-Levitt e la sua rissa furibonda fra le pareti di un hotel in perenne movimento rotatorio resta la MIA scena topica del 2010 cinematografico...

sabato 4 dicembre 2010

Quella Starlette del Santa Claus...

Io le chiamo "Celebrità di Risonanza"... e sono sicuro che anche voi ne conoscete parecchi. Sono quelle superstar (attori, scrittori e, soprattutto, cantanti/gruppi) che, privi di qualsiasi forma di eccellenza in ciò che fanno, diventano ugualmente dei personaggi grazie al semplice tam-tam mediatico che, nel loro caso, diventa insopportabile!


Trattasi di trucchetto dozzinale ma che, ancora adesso, funziona alla grandissima: prendete un modestissimo cantante e sparatelo 24 ORE SU 24 in Ogni singolo canale musicale, in Ogni singola stazione radiofonica, in Ogni singola ospitata televisiva. Basteranno poche settimane e, come per magia, il modestissimo cantante avrà un successo di certo molto superiore ai suoi meriti effettivi. Per quale motivo? Ma è ovvio, nella mente della persona comune si forma il semplice quanto pericoloso pensiero: "Se tutti ne parlano e lui è ovunque...allora deve essere bravo!" E voilà!!!! Eccovi serviti, abbiamo un altro presunto idolo cotto e servito alla bisogna!! Se fatta bene e, soprattutto, se non reiterata nel tempo (sennò si rischia la sovraesposizione e il crollo) questa promozione scriteriata e insensata vale più di inumerevoli ore di studio, di preparazione, di prove su prove su prove per auto-migliorarsi, di confronto serrato con chi ne sa molto di più...
Ai tempi della prima edizione del "Grande Fratello" mi ritrovai a sapere i nomi di tutti i concorrenti senza averne MAI visto una puntata...come era possibile? Beh, perchè bastava accendere la TV per trovare ovunque quegli adorabili sub-umani! La forza di un tale metodo, così imponente da impiantarti nel cervello delle nozioni contro la tua volontà, è il segreto per rendere irrinunciabile, indispensabile o, semplicemente, familiare qualcosa contro il tuo desiderio iniziale.


Mi capita sempre più spesso di pensare che questo metodo sia mirabilmente adottato anche nei riguardi dell'imminente Natale. Insomma, già dalla seconda metà di Novembre iniziano a fare capolino ometti barbuti e in divisa rossa d'ordinanza!! Gli addobbi, gli spot TV, le offerte, i jingles, i programmi radiofonici e televisivi ad hoc...tutto questo non è molto dissimile dalla tecnica che rende celeberrime le "Celebrità di Risonanza" di cui sopra: ci martellano fino a rendere indispensabile il nostro contributo alla festività, rendendolo Irrinunciabile perchè è OVUNQUE.


Io amo fare regali alle persone a cui tengo perchè amo vedere la sorpresa sui loro volti e mi diverto a non dare mai per scontato un rapporto (che sia sentimentale o di amicizia) limitandomi a eseguire lo sterile compitino del regaletto durante le Feste. Quando passeggio per i negozi in questo periodo e vedo il panico fra le persone che cercano disperatamente di recuperare qualcosa perchè DEVONO farlo e perchè "è Natale"...come dire...un pò mi scende la catena, lo ammetto.

venerdì 26 novembre 2010

giovedì 25 novembre 2010

Rivoluzioni per Conto Terzi

In un episodio della (bellissima) serie a fumetti "Y: l'ultimo uomo" (leggetela, ve lo impongo!!) avviene uno scontro letale fra Yorick, il protagonista, e la sorella Hero. Quest'ultima si è appena macchiata di un omicidio e il fratello le punta in faccia una pistola urlandole: "Sorella o no, hai appena passato il Rubicone, cazzo". La reazione di Hero è strepitosa: lo osserva mentre la canna della pistola è a pochi centimetri dal suo viso e gli chiede cosa sia il Rubicone e cosa voglia dire quella frase! Lui tentenna, ribadisce che si tratta di un modo di dire per indicare che lei ha passato il segno, ma Hero insiste: vuole sapere cosa sia esattamente il Rubicone. Data la scena muta e balbettante di Yorick, la ragazza confessa quanto avesse detestato l'amore incondizionato che il padre riservava al "colto" figliolo, specialmente perchè convinta che tutta questa Cultura personale, in realtà, fosse un bluff. "Ti piace ostentare quelle fesserie che impari a memoria dai libri, ma non capisci il mondo. Non come me".

Sapete perchè scrivo questo? Perchè più passa il tempo e più penso che in questo Paese esista una nutrita schiera di "Tuttologi" che ritengono di poter disquisire, sbrodolare e contestare solo in base ad una serie di nozioni imparate al volo, quasi sempre dalla stessa fonte. Si impilano una serie di convinzioni e ci si lancia in confronti dove si insulta chi sembra cozzare con il proprio credo, aggredendo in maniera tale da impedire all'interlocutore di "andare più a fondo" con qualche domanda che potrebbe creare disagio nell'arrogante aggressore. Personalmente cerco sempre di affrontare delle discussioni o dei confronti adottando l'atteggiamento più consono alla mia conoscenza del tema: meno ne so e meno mi dimostro arrogante nel timore di venire sputtanato (giustamente) da chi sia più informato di me. Evidentemente tale atteggiamento è ormai vetusto e fuori luogo.

Di recente noto la consuetudine di basarsi su specifici programmi TV di Informazione per costruirsi una "visione delle cose" e, tendenzialmente, non sarebbe una cattiva idea. Il problema è quando ci si limita a memorizzare TUTTO quello che viene detto e non lo si adotta come "Trampolino di Lancio" per le proprie opinioni...no, ciò che si è ascoltato diventa IL pensiero personale, punto e basta! Ci si esprime come i personaggi che si vedono in quel programma, se ne condividono le opinioni a scatola chiusa, non ci si interroga nemmeno un istante se ciò che è stato detto possa cozzare con le proprie convinzioni...quelle che galleggiavano in testa fino a pochi istanti prima delle ore 21.00.
Informarsi partendo dalla voce di persone competenti è cosa buona e giusta, ma non dovrebbe essere il Punto di Arrivo, bensì quello di Partenza! Si inizia ascoltando chi ne sa, si confrontano opinioni differenti ed ecco che la sensibilità, il carattere, l'ambiente in cui si vive, le proprie convinzioni politiche fanno il resto, portandovi a capire come la pensate realmente!! Non potete, al contrario, ritenervi onesti nè con voi stessi nè con gli altri se vi limitate a ripetere a pappagallo opinioni altrui. Rischiate soltanto che un giorno qualcuno vi fissi negli occhi e vi affossi con una semplice domanda, dimostrando inesorabilmente che senza quel salvagente di nozionismo non avete un'opinione personale su NULLA.

Il rischio che correte, in questo caso, è di ridurvi ad essere degli amplificatori e non dei microfoni.

martedì 9 novembre 2010

CINEBIO Parte Terza


Se questo fosse un Romanzo di Formazione sono sicuro che l'autore, giunto a questo punto, cascherebbe in una di quelle trappole da cliché tanto banali quanto fastidiose e capaci di rendere insopportabile la lettura. Sono sicuro che troverebbe dei paralleli evidenti e marcati nel fatto che il mio primo Ricordo di un Film su Grande Schermo sia uno spezzone tratto da una pellicola il cui protagonista è un represso, vittima della società, incapace di raggiungere qualsivoglia tipo di traguardo nella vita...e il cammino intrapreso dal sottoscritto nei venticinque anni successivi!

Sono altrettanto sicuro che il nostro fine autore (auto nominatosi psichiatra in questo particolare frangente) si scaglierebbe con inaudita acidità contro coloro che hanno permesso che ciò avvenisse, contro i parenti che scelsero quel film in particolare e non, che ne so, “Ufficiale e Gentiluomo”, dove si narra di forza d'animo e coraggio nell'affrontare ogni genere di asperità sul proprio cammino (si parla anche di violenza, sesso, soldati maltrattati e angherie dei superiori...tutti elementi che gradirei tenere ancora lontani da mio figlio quando questi ha sei anni...ma non importa, non oserei contraddire questo arguto sproloquio, nemmeno per osservare che non avrei MAI potuto vedere “Ufficiale e Gentiluomo” quella sera perché uscito cinque anni prima!).

Infine chiuderebbe la sua arringa ribadendo la necessità di validi Modelli di Riferimento, anche nel Cinema, e tuonando contro il pessimo stato della Settima Arte, propensa ormai solo e soltanto a propinare idiozie, sesso e violenza ai giovani destinatari del nostro futuro.

Premesso che l'ultimo punto qua sopra è adorabile perché se tolto da un contesto legato all'anno 1986 e trapiantato nel nostro 2010 mantiene intatta la sua ottusità retrograda...per il resto mi sento di includere tutto il discorso qua sopra in un contenitore su cui apporre l'etichetta: “Cazzate”.


Il fatto è che io NON sono diventato un insicuro, problematico, lagnoso, nevrotico, fantasioso trentenne con una spiccata tendenza a evadere dalla realtà per colpa di “SuperFantozzi”...ho la certezza che lo sarei diventato NONOSTANTE “SuperFantozzi”, vale a dire un film che avrebbe dovuto mettermi seriamente in guardia sui rischi che correvo in un futuro prossimo! Direi che paragonarmi a uno dei personaggi più sfigati della Storia del Cinema comporti i suoi rischi: nei prossimi Post dedicati a questa "Collana" (si dirà così? Mah...) non credo che troverete una storia anche solo remotamente devastante come quelle che capitavano al celebre ragioniere e nessuna di quelle ferocissime umiliazioni alle quali era solitamente destinato (per quanto possa abbellire e rendere più sofferte e clamorose quelle da me vissute). Ma non credo nemmeno che definire una scena di questo film come mio ricordo iniziale di quella che in seguito sarebbe diventata la passione più vorace, intensa e totalitaria della mia vita possa essere un evento destinato ad avere delle conseguenze SOLO in virtù del suo contenuto e non invece della sua FORMA.
Credo sia questo il punto centrale: quella sera, seduto su poltrone che ricordo troppo grosse, nelle quali affondavo ma con una sensazione confortevole, immerso nel buio più totale data la mancanza di stelle in cielo in quella specifica circostanza, ipnotizzato da un fascio di luce che proiettava su uno schermo anch'esso enorme per i miei standard dell'epoca una storia in grado di coinvolgere così tante persone nello stesso luogo...ecco, quella sera capii che di questa faccenda del Cinema io ne volevo sapere di più. Amavo farmi raccontare storie, che fossero fumetti o libri o fiabe o racconti, e quel mezzo io lo interpretai semplicemente come un'evoluzione più spettacolare e grandiosa del narrare qualcosa.

Ovviamente queste considerazioni sono arrivate solo riflettendo su questo episodio a distanza di anni; all'epoca nessuna di queste verità assolute fece immediatamente capolino nella mia testa. Conservo alcuni nitidi ricordi della serata (la scena del film con il dinosauro piscione, l'atmosfera della sala buia e piena di gente che percepivo ma non vedevo) ma sono anche certo di non avere visto il film fino alla fine: a sei anni è improbabile che un bambino si goda 90 minuti o più di pellicola quindi va seriamente considerata la possibilità che mi sia addormentato o che dopo qualche minuto abbia iniziato a lagnarmi e convinto il parentado ad uscire dalla sala.

Il giorno dopo, probabilmente (qui i ricordi tornano indistinti) ci fu un'altra scarpinata verso la spiaggia, qualche litro di acqua salata inghiottito e tutta quella collezione di attività così irrimediabilmente uguali a loro stesse, giorno dopo giorno, ma mai noiose o fastidiose quando si è bambini perché rappresentano un DIVERSIVO dalla routine a cui ero abituato durante l'anno a casa mia. Proprio per la sua apparente normalità, nulla dello svolgimento di quella serata lasciava presagire che avesse lanciato il primo segnale di una passione totalizzante e fondamentale della mia vita, ma è avvenuto...e questo è accaduto indipendentemente dal film visto, dalla sala in cui lo proiettavano o al genere di persone che condividevano la pellicola con me.


Continua (3)...

mercoledì 3 novembre 2010

CINEBIO Parte Seconda


Eravamo in vacanza in Romagna e ricordo un piccolo appartamento decisamente distante dal Mare anche se la cosa non mi dispiaceva. Il fatto che all'epoca trovassi bello percorrere un lungo tragitto per arrivare alla spiaggia perché mi dava l'impressione di “conquistarmi” l'agognato bagno mentre oggi sono propenso a brontolare anche solo se obbligato a percorrere IN AUTO una strada più lunga di quella preventivata per tornare a casa la dice lunga su come ci si possa adeguatamente rovinare nel corso dei decenni.
Giunti al mare, c'era il tradizionale bagno nell'acqua gelida, durante il quale io tentavo faticosamente di mettere in pratica i consigli di nerboruti insegnanti di nuoto con cui avevo avuto a che fare nella piscina del paesello in cui vivevo e dove invariabilmente finivo per inghiottire un quantitativo di acqua salata in grado di soffocarmi seduta stante. Mi limitavo così a saltellare dove riuscivo a toccare ma anche in quei casi non ero mai del tutto tranquillo: quando vedevo guizzare qualche animale fra i miei piedi avevo l'immediata consapevolezza che qualche assurdo mostro marino (un Kraken, probabilmente) mi avrebbe trascinato negli abissi nel giro di pochi istanti. Ero un bambino fantasioso e non pensiate che questa caratteristica vada considerata un pregio ventiquattr'ore su ventiquattro. A volte diventa una zavorra mentale che genera innumerevoli problemi dove non ve ne sono affatto.


Il pranzo al sacco si svolgeva rigorosamente a mezzogiorno e, una volta terminato, mi attendeva il lungo periodo di digestione durante il quale era severamente vietato buttarsi in acqua, pena una congestione che, nei racconti di parenti e amici, mi avrebbe trascinato a fondo come se avessi avuto un blocco di cemento legato alle caviglie. Per me non fu mai un problema ammazzare il tempo durante quelle due ore e mezza/tre nelle quali non potevo nuotare: avevo i miei fumetti, i miei giochi, i miei tentativi di costruire castelli di sabbia che in realtà si riducevano spesso a masse informi simili alle casette degli zii di Luke Skywalker in “Star Wars”!
(Per la cronaca: anche la mia certezza incrollabile sui rischi riguardanti il gettarsi in acqua subito dopo mangiato fu clamorosamente smentita alcuni anni dopo, quando vidi con i miei occhi un amico gettare la carta con cui aveva avvolto un panino dopo averlo divorato e scaraventarsi con tuffo a bomba in piscina senza subire danni apparenti...detto questo, io continuo a conservare l'abitudine di attendere più di due ore prima di immergermi perché SO per certo che se facessi come il suddetto amico affogherei...ci potrei scommettere!)


Al termine della giornata in spiaggia, solitamente, ci attendeva una serata fra le strade della cittadina, ovviamente affollate di turisti durante la stagione estiva. Ricordo di essere ritornato in quei luoghi per una breve vacanza qualcosa come quindici anni dopo e l'unico dettaglio che mi colpì fu la quasi totale mancanza di svaghi per i bambini. Niente giostre, niente parchetti, una minuscola sala giochi dove ci si addentrava facendosi largo fra grovigli di ragazzi in età liceale intenti a sacramentare mentre cercavano di non sprecare anche l'ultimo gettone. Non mi stupisce che l'unico passatempo che a sei anni potessi trovare interessante fosse il Cinema. Una sala all'aperto, come da tradizione nei luoghi di villeggiatura, e pronta a proiettare tutti i film della stagione passata a sostegno di chi si fosse perso qualcosa. Considerato il fatto che i DVD, all'epoca, non esistevano e che il mercato delle VHS era in sviluppo ma non ancora in grado di garantire l'uscita nelle videoteche di un film pochissimi mesi dopo la sua permanenza in sala come capita ora, queste proiezioni estive erano uno degli unici modi per rivedere qualche pellicola che era piaciuta nel corso degli anni o recuperare quelle che non si era fatto in tempo ad intercettare all'uscita.


Non credo che questa esaustiva spiegazione possa chiarire il motivo per il quale il mio primo ricordo cinematografico sia associato a “SuperFantozzi” ma ritengo che stabilisca bene un paio di punti chiave: 1)Gli svaghi serali per bambini, all'epoca, in quella cittadina erano di scarso appeal; 2)Un Cinema all'Aperto proiettava film di successo a poche vie di distanza dal centro; 3)I miei familiari avevano potere decisionale sullo svolgimento delle serate; 4)I miei familiari avevano altrettanto potere decisionale sulla pellicola che avremmo visto in caso di serata cinematografica e 5)Almeno 3 membri della famiglia (perché vanno inclusi, oltre ai miei genitori, anche gli zii...quando si andava in vacanza si tendeva a generare un'adorabile carovana) non disprezzavano affatto Paolo Villaggio e avrebbero gradito vedere “SuperFantozzi”. Ora unite i puntini numerati e vedrete emergere un bel ritrattino di me, bimbetto di sei anni, seduto su una poltrona le cui dimensioni mi apparivano ciclopiche, immerso nell'oscurità, che osserva le gesta di Ugo Fantozzi nella Preistoria, fra le risate degli altri spettatori.




Continua (2)...

domenica 31 ottobre 2010

CINEBIO Parte Prima...


Inizio qui una serie di Post in cui raccontare, a me stesso prima che ad altri, quella che è la passione più totalizzante della mia esistenza, l'eterno Sogno nel Cassetto, lo sbocco di infinite discussioni/confronti/litigate...Stay Tuned, come direbbero i DJ fichi.

Come tutti voi, ho ricordi nebulosi delle “Prime Esperienze”, di ogni tipo, ambientate durante la mia infanzia. Certo, ho ancora davanti agli occhi la mia prima “Malattia Infettiva del Bimbo” (fu varicella; la scoperta dell'avvenuto contagio avvenne quando notai che le prime formazioni di puntini rossi avevano deciso, di tutte le parti del corpo disponibili, di costellarmi le chiappe) e sono fermamente convinto di ricordarmi con cocente imbarazzo la prima “Delusione Pubblica” (una partita di calcetto in cui mi presentai carico come un giovane torello salvo scoprire che, data la mia incapacità ad afferrare una palla persino con le mani, ero stato declassato a panchinaro di professione sotto gli occhi dei miei genitori), ma la stragrande maggioranza di altri eventi più o meno formativi e decisivi nell'iter della crescita di un bambino sano e normale sono stati avvolti da una fitta nebbia e mai più riemersi.


Non ho ricordi di dentini caduti, non ho ricordi del primo giro in bici (forse qualche flash di una caduta di faccia, ma non vorrei sbagliarmi), non ho ricordi di un disastro particolarmente spaventoso da me compiuto per fare imbestialire i familiari. Arrivato ai trent'anni mi sono fermamente convinto che la mia testa si comporti come l'hard-disk di un PC e che io abbia impostato una “Pulizia Disco” settimanale automatica che si sbarazza a mia insaputa di dati immagazzinati e non più ritenuti interessanti.

Eppure c'è un momento significativo della mia infanzia che è rimasto scolpito nella mia memoria, anche se forse non è il genere di ricordo che verrebbe inserito fra quelli degni di essere conservati in un manuale di psicologia infantile: il mio primo film su Grande Schermo. Perché io non riesca a ricordare il volto della mia insegnante in Prima Elementare (persona squisita) e riesca invece a ritornare con la memoria ad una serata estiva in cui vidi Paolo Villaggio inondato da metri cubi di urina mentre cercava a sua volta di scaricarsi la vescica su quello che lui riteneva un albero (e invece era un dinosauro afflitto dalla sua stessa “necessità”) resta un insondabile mistero.


Ebbene sì: come i più attenti di voi avranno notato, il primo film di cui conservi un ricordo preciso è “SuperFantozzi”...considerato che chiunque avrebbe scelto un altro film di spessore e caratura maggiori (anche mentendo) per iniziare a raccontarvi la genesi della sua passione per il Cinema dovete ammettere, se non altro, che qui con me si respira un po' di aria nuova!

Certo, può darsi che raccontarvi una panzana e ricordare con piacere un'immaginaria serata in cui, a sei anni, vidi “Fuori Orario” di Scorsese e mi innamorai del Cinema ricoprirebbe di una patina “epica” e trionfalistica questo aneddoto...ma significherebbe costringermi a modificare tutto quello che ho intenzione di raccontarvi nei prossimi post perché un bambino che vede “Fuori Orario” a sette anni non sarà MAI alla pari con uno che, contemporaneamente, si gode “SuperFantozzi”. Credo possa essere geneticamente provato, se volessimo!


Continua (1)...

domenica 24 ottobre 2010

Tavola 3 - Vignetta 2 - Coglione in Primo Piano


"Tu leggi fumetti?"


"Sì...perchè?"


"Ancora li leggi a trent'anni????"





Esatto, amico dalle vedute più ristrette di quelle di un caribù: leggo fumetti nonostante sia giunto agli "enta"! Che dramma, quale sfoggio di profonda immaturità e indubitabile blocco alla "Fase Anale"!!! Penso di avere assunto davanti ai tuoi occhi, mentre eri impegnato a scandagliare i miei vizi e gusti personali, un'espressione paragonabile solo a quella che indosserei dopo avere inghiottito un limone intero...

Colleziono fumetti da quando avevo cinque anni. Penso di avere persino imparato a leggere grazie a loro. Nell'universo editoriale fumettistico esistono immonde vaccate così come indubitabili letture di spessore; se qualcuno di voi entrasse in una libreria e trovasse sopra uno scaffale Enrico V di Shakespeare e su quello accanto l'autobiografia di DJ Francesco giudicherebbe pattume l'intero mondo della Letteratura sulla base di una delle due alternative??? (a meno che non mi stia rivolgendo a qualcuno che lo giudicherebbe pattume per via di Shakespeare, ovvio...). Perchè siamo ancora ridotti così? Perchè passare un sabato sera al cinema per vedere Iron Man 2 è socialmente accettabile/accettato ma leggerne le storie a fumetti no??!!




Come se non bastasse tutto questo potrei aggiungere che il baldanzoso protagonista di questa invettiva personale ha sarcasticamente canzonato le mie letture tenendo ben stretto sotto al braccio l'ultimo numero di un notissimo quotidiano sportivo dalla carta colorata. Esatto, perchè costui ha una smodata passione per la propria squadra di calcio...passione che lo porta spesso a lasciarsi andare ad esultanze scomposte durante le partite giocate dal suo team prediletto! Fossi stato particolarmente feroce avrei potuto constatare quanto, invece che perdere tempo con i fumetti, possa essere atteggiamento maturo sbraitare con gli occhi stralunati e i pugni proiettati verso il cielo per novanta minuti...oppure il rivolgersi a qualche amico, al termine dell'incontro, commentando: "Abbiamo giocato una bella partita", quando in realtà l'unico sport praticato dal nostro soggetto in quella giornata sia stato il salto di canale con il telecomando! Ecco, un uomo adulto e posato può permettersi violente regressioni all'infanzia ogni weekend mentre io non posso concedermi letture decisamente piacevoli e, spesso, in grado di stimolarmi quanto un buon romanzo?


Un autore contemporaneo di fumetti che apprezzo molto, Brian Michael Bendis, ricorda come, durante un viaggio in aereo, abbia esitato prima di estrarre l'ultimo numero di "Ultimate Spider-Man" da lui scritto proprio per un incomprensibile e imprevisto timore della reazione che avrebbe avuto la compassata vicina di posto alla vista di un adulto che si trastullava con le avventure di Spidey. Dopo un attimo di perplessità, però, si è messo comodamente a lavorare ignorando gli sguardi che filtravano sopra la sua spalla. Perchè, nel 2010, ci si dovrebbe ancora vergognare e sentire a disagio se si coltiva la passione per i fumetti?


Quindi, mio caro ex-collega di occasionali chiacchiere, la prossima volta che ti sentirai in dovere di lapidarmi in luogo pubblico per via dei numeri di "Thor", "Preacher" e "Y: The Last Man" con cui esco dall'edicola sappi che io non mi lamenterò della cosa...a patto che tu ti metta a intervallare le bordate con gli appositi Effetti Sonori: TUMP! KA-BOOM!! CRASH!!!!!

venerdì 15 ottobre 2010

Onestamente...inizia a rompermi i coglioni...


ATTENZIONE: Subito dopo la pubblicazione di questo Post apprendo che "Annozero" dovrebbe andare regolarmente in onda nelle prossime settimane. Ho pensato, comunque, di conservare questo intervento personale perchè, con l'eccezione dei timori sulla ripresa del programma, il resto è opinione che conservo ancora.

Premessa obbligatoria: seguo Michele Santoro più o meno da quando il mio interesse per la politica si è staccato dall'assolutismo adolescenziale per assumere una connotazione più "moderata" e personale; diciamo fine anni Novanta, giù di lì, via. Lo ritengo persona sveglia e capace, professionista nel giornalismo e animale televisivo. Fazioso? Non nell'accezione comune: credo che abbia le sue idee e che le esibisca durante i suoi programmi ma non impone a nessuno la sua visione dei fatti e, come accade anche ad "Annozero", non lesina inviti a soggetti politici di tutti gli schieramenti, a costo di scatenare discussioni insopportabili a colpi di voci che si accavallano ("Parlate tre per volta" urlerebbe Biscardi per sedarli). Ha cazziato Berlusconi esattamente come ha cazziato D'Alema anni prima andando in diretta da un Ponte di Belgrado per contestare i bombardamenti approvati dal governo di baffetto. Mi infuriai non poco in seguito alla sua epurazione tramite "Editto Bulgaro"del nostro Giovane Premier e lottai anche a costo di rompere rapporti di amicizia dell'epoca durante accese discussioni pur di dimostrare che si trattava di un atto vergognoso e indegno di un Paese Civile (idem per la cacciata di Biagi). Fui molto felice di rivederlo in video anni dopo e, da allora, non mi sono perso una puntata di "Annozero",anche quelle meno riuscite.
Chiusa questa doverosa introduzione, ammetto candidamente che l'ultima/ennesima bagarre scatenatasi fra Santoro e il dg della Rai Masi mi ha portato per la prima volta a nutrire un senso neanche tanto sotterraneo di insofferenza nei confronti del "perseguitato" giornalista/conduttore. Intendiamoci: il gesto di Masi è inqualificabile, chiaramente dettato da soggetti che non vogliono più "Annozero" in onda e sono disposti a scavalcare ogni regola possibile e immaginabile pur di riuscirci; inoltre Santoro fa benissimo a ricorrere a vie legali o a lottare per cancellare questa ridicola sanzione e poter tornare in onda in tempi brevi. Quando si beccò la cacciata bulgara del 2001 io mi schierai subito dalla sua parte perchè MAI avevo visto o concepito che un Presidente del Consiglio si permettesse di fare allontanare delle persone dalla TV di Stato perchè seccato da ciò che dicevano. Fu un gesto onestamente impensabile e imprevedibile (all'epoca, perchè ora...) e giustamente Santoro si ritrovò nell'involontaria posizione di Vittima Sacrificale con la quale, però, mi sembrava fosse doveroso schierarsi perchè soggetto a una clamorosa ingiustizia. Nel momento in cui tornò in Rai il mio primo pensiero fu: "Ok, Michele, ora hai capito come girano le cose da quelle parti. Ti hanno fregato una volta e abbiamo seriamente rischiato che non ti mandassero più in onda...ora conosci l'ambiente decisamente avvelenato che ti circonderà in quegli studi, quindi evita di dare il "La" ad altre cacciate e combattili con maggiore consapevolezza. Non lasciare che ti freghino di nuovo!" Le ultime parole famose.

Quello che mi fa rabbia di questa attuale situazione è che Santoro, dall'alto della sua esperienza, dovrebbe sapere che in Rai non vedono l'ora di mandarlo a stendere. Dovrebbe sapere che se ne sbattono degli ascolti clamorosi (e se si pensa che sono disposti a sputare su una quasi-certa vittoria nello share del giovedì OGNI settimana pur di sbarazzarsi di lui allora la situazione è davvero seria). Dovrebbe sapere che approfitteranno di ogni passo falso per riprovarci. Non doveva offrirlo a quella gente il suddetto passo falso. E invece è successo.
Una delle sue classiche intro al programma, due polemiche con i ritardi nei contratti e con l'atteggiamento di Masi e via di "Vaffanbicchiere". Voilà, il gioco è fatto!! "Santoro insulta il Direttore Generale: 10 giorni di sospensione!"
Era proprio necessario, Michele? Lo sai bene che quella gente non aspetta altro, scandaglia il tuo programma sperando in un nuovo appiglio per farti levare dai coglioni. Ci eri già passato, sapevi che in seguito al tuo reintegro erano obbligati a farti andare in onda e che i clamorosi ascolti ti rendevano quasi irrinunciabile per i bilanci della rete...no, hai fornito loro l'assist per l'ennesima polemica e l'ennesimo allontanamento. Fossi stato un giovanotto di primo pelo ti avrei anche giustificato...ma così no! Credo sia inevitabile che una persona come il sottoscritto, abituato a rimestare anche le sue certezze più classiche, si metta per la prima volta a pensare che, magari, sotto sotto, fare il "martire" ti garbi un pochettino.
Quante volte un programma inizialmente sospeso è stato poi in realtà cancellato del tutto? "Raiot" della Guzzanti" "Il Fatto" di Biagi?? Chi mi dice che "Annozero" tornerà davvero in onda? Era proprio necessario mettere in discussione un notevole programma solo per fornirti il pretesto per l'ennesima crociata? Mi dispiace, ma io ritengo che il modo migliore per combattere il nemico sia impararne i punti di forza e rivoltarglieli contro. Sapendo bene quali sono i rischi del lavorare in questa patetica RAI contemporanea se ci si azzarda a frugare nei panni sporchi del Padrone il modo migliore per fregarli è giocare sempre sul filo del rasoio, non concedere MAI all'avversario di colpirti offrendo un plateale punto debole e soprattutto raccontare sempre e solo i FATTI...perchè quelli non si possono smentire. Perchè Travaglio vince quasi tutte le cause in cui viene coinvolto? Perchè cerca sempre di esporre solo fatti provati, impossibili da contestare. Hai davanti a te un esponente politico che ti accusa di avere detto o fatto qualcosa di scorretto? Estrai un documento che inequivocabilmente dimostra come il tuo avversario stia raccontando una balla ed è fatta, lo hai steso!! Senza usare neanche un "vaffanbicchiere", pensa un pò! Solo così, sfruttando i pochi spazi ancora liberi e giocando d'astuzia, di accuratezza e di attenta documentazione, si può dire tutto ciò che si vuole senza correre il rischio di farsi fregare da chi, purtroppo, ha tutte le possibilità per poterlo fare.
Io e molti come me possono leggere i quotidiani che acquistano (e recuperarne altri tramite i loro siti), possono usare Internet per leggere blog di giornalisti specializzati e non, documentarsi da fonti diverse...ma sappiamo bene che il pubblico generalista, in larga parte, è ancora ancorato alla tradizione della TV, specie in un paese come il nostro, patologicamente vecchio e arretrato nell'ambito del Web. Cazzo, mi capita a volte di parlare con persone che si informano SOLO attraverso la TV, senza toccare neanche un giornale!!! Lo so bene che "Annozero" ormai rischia solo di predicare ai convertiti, che coloro che lo seguono ne condividono visione, opinioni e metodi mentre gli oppositori lo ignorano a priori...ma è una mossa sana privare quella larga fetta di pubblico (ma anche larga fetta di elettori) di una voce un pò fuori dal coro? Cosa ci attenderà nelle prossime due settimane? "Porta a Porta" 5 giorni su 7? "Matrix" 5 giorni su 7? L'informazione sarà in mano a chi, Minzolini? Fede? Mimun? Toti? Io, come ho detto, posso informarmi altrove, ok, ma chi non lo fa?
Attendo il ritorno di "Annozero" ma attendo anche il ritorno del Santoro giornalista d'assalto e discreto rompicoglioni del potere...il Santoro pluri-Martire per la Libertà che fa il verso a "Quinto Potere", onestamente, è soggetto di cui posso fare a meno.



sabato 9 ottobre 2010

Godetevi codesto gioiellino...


...tanto per riflettere sulla delirante concezione di Civiltà della bbbrava ggggente, al solito trainata come una allegra mandria, da Programmi di "Informazione" che infilano non solo le dita ma possibilmente anche altre appendici nelle piaghe di una vicenda di cronaca nera come ne accadono (purtroppo) a centinaia nel mondo.

Ciò che amo di più, in tutta questa storia, è come fra una settimana nessuno cagherà più questa pessima vicenda...e il senso di violazione da parte dei famigliari della vittima sarà, se possibile, ancora più intenso e senza appello.

mercoledì 6 ottobre 2010

Capita che...

...tu perda un amico a cui eri legato e che sfortunatamente la cosa ti costringa a constatare di non averglielo detto abbastanza.
...Capita che questo amico fosse discreto frequentatore di Facebook e che ora abbia un profilo in grado di sopravvivere a lui stesso, cosa oltremodo beffarda ma che può anche avere un suo perchè.
...Capita che io bazzichi il suo profilo per leggere qualche occasionale ricordo e buttare un occhio a qualche sua foto perchè, a conti fatti, di ritratti con lui ne ho ben pochi e qualche altro conoscente si senta in vena di posare qualche frase particolare o qualche ricordo. Mi fa provare la sensazione che si sia tutti lì a lasciare un messaggio su di una lapide.
...Capita che la frequenza dei visitatori sulla Lapide Virtuale inizi a scemare, a distanza di mesi dalla morte perchè...beh, perchè a conti fatti la vita dei suoi amici non si è fermata e seppure accomunati da sentimenti poco piacevoli...giocoforza...i comprimari ben presto devono diradare la loro presenza per Cause di Forza Maggiore.

...Capita che ora ci sia qualcuno che piazzi sul suddetto Profilo annunci colorati affinchè l'amico scomparso non si lasci scoraggiare dalla Mortalità Terrena e contribuisca a costruire un fienile per Farmville...

Non detesto i Social Network. Ne faccio un uso moderato e tendo a considerarli un mezzo che, come molti altri, può portare benefici se pilotato dalla materia grigia del fruitore. Eppure sono piccole, simili circostanze che me li rendono ancora più simpatici: a conti fatti rappresentano senza scusanti e in Formato più Ridotto (sul piccolo schermo del mio PC) l'inesorabile grettezza e superficialità che sempre ci ammorba e che sempre ci ammorberà.

Grazie, contadino virtuale dei miei coglioni...

martedì 5 ottobre 2010

Scelte che Non Scegli

Per la maggior parte della mia infanzia, ho vissuto in un appartamento situato sopra la casa dei miei nonni, all'interno di un cortile condiviso con altre famiglie. Nei piccoli paesi come quello in cui sono cresciuto (il genere di piccolo paese che vedete molto spesso nei film horror dove, nella sequenza introduttiva, il protagonista percorre le vie in bicicletta salutando tutti e voi sapete che, alla fine della pellicola, quel luogo verrà, come minimo, raso al suolo) non è affatto raro che molte case si affaccino su un medesimo cortile, separato dal mondo esterno da un portone che immette sulla strada. Questa disposizione comporta la creazione quasi automatica di una cerchia di conoscenti, vicini, amici pronti a generare un vero e proprio “microcosmo indipendente”, separato dal resto della popolazione. Chi non ha mai vissuto in tali agglomerati di casette tutte uguali e tutte collegate da un unico gigantesco ambiente non potrà di certo comprendere il livello di interconnessione che si sviluppa fra le singole famiglie residenti, molto diverso da quella che si forma, ad esempio, fra semplici vicini di casa in una qualunque via o fra inquilini in un condominio.

Da bambino avevo davvero la sensazione che la quasi totalità del mio mondo fosse incluso in quel cortile e che tutto ciò che intravedevo aldilà del portone d'ingresso fosse un Continente inesplorato e colmo di imprevisti. D'altronde tutto ciò che mi circondava confermava quella teoria: la mia famiglia abitava lì, i miei nonni abitavano lì, alcuni amici abitavano lì... Ovvio, avevo altri nonni che abitavano a quattro chilometri di distanza, altri amici che vivevano anche al capo opposto del paese, dovevo uscire da lì per andare a scuola o al parchetto ma, insomma, sembrava che il nucleo di Bisogni Essenziali per un bambino potesse risiedere con tranquillità entro il perimetro di quel grosso cortile condiviso.


C'è sempre un lato negativo in questo genere di situazioni. Se è vero che vivere all'interno di quella che, a tutti gli effetti, assume le fattezze di una piccola “Comunità” può essere piacevole e confortevole, non va tralasciato un elemento fondamentale...
...non era una mia scelta.


Di persone se ne incontrano parecchie ma è indiscutibile che gli Amici (da non confondersi con i Conoscenti; il confine tende ad assottigliarsi mentre si cresce) non siano coloro con cui passi molto tempo solo perché ne sei costretto dalla vicinanza. Non nego che sia possibile incontrare il proprio Migliore Amico sul balcone della casa accanto alla tua quando si è in Prima Elementare e ritrovarsi ad averlo accanto a trent'anni come testimone di nozze...dico solo che non deve essere OBBLIGATORIAMENTE così.


Si prova una profonda sensazione di “forzatura” nei legami che nascono all'interno di ambienti come quello in cui sono cresciuto. Sembra quasi che si sia deciso in anticipo e SENZA INTERPELLARTI quello che sarà il gruppo di persone con cui ti relazionerai per molti anni. A volte puoi essere fortunato e incontrare vicini di casa deliziosi (ne ho avuti), amici con cui condividere tutto (ne ho avuti)...ma è innegabile che possa capitarti anche di condividere un muro portante della casa con qualcuno che detesti (non arrivo ad affermare di avere detestato dei vicini, ma screzi ce ne sono stati, oh sì!) o di ritrovarti in un gruppo di coetanei che non hanno nessuna intenzione di darti il benvenuto nella loro vita. A quel punto non è più salutare pensare che il cortile di cui, controvoglia, fai parte sia il Centro del Tuo Mondo...a meno che non si coltivino ambizioni masochistiche e questo non sia un pensiero oltremodo gradevole per te!
La tua vita diventa così un perenne tentativo di allungarti OLTRE i confini del luogo in cui vivi, di protendere le braccia verso altre case e finestre, di alzare la voce per capire se altre persone condividono le tue passioni e gridano di rimando per suggerire di unirti a loro.
Durante la mia infanzia non ho fatto altro che agitare braccia e sbraitare nella speranza che qualcuno recepisse la richiesta d'aiuto...capitano giornate in cui, a trent'anni suonati, mi sembra ancora di sentire l'eco della mia voce.

lunedì 20 settembre 2010

Lo Zenit del Tempo Buttato



Io Odio:

le parole a vanvera, le opinioni abbozzate per mancanza di convinzione, la gente che pensa ciò che altri impongono di pensare, l'aprire gli occhi un'ora prima del suono della sveglia in una giornata che si prospetta impegnativa, non prendere la palla al volo durante una partita in qualsivoglia sport rovinando il match (anche nei giochi in cui una palla NON è contemplata), organizzarsi anche controvoglia la giornata per poi vedere sfumare il tutto per intoppi che mai avresti immaginato.

Io odio:

chi stronca le mie passioni cinematografiche. Conosco bene poche cose nella vita e non mi ritengo un'eccellenza praticamente in nulla ma di Cinema ne so un pochetto e non sopporto l'arroganza con cui qualche saputo viene a infilare dita grevi nelle mie convinzioni cinefile. Sono pronto a battagliare e a discutere con chi ci tiene davvero e sono persino disposto a cambiare opinione se l'eventuale discussione risulta davvero sincera e onesta ma se qualcuno che ammette di andare al Cinema una volta all'anno (e magari per qualche Film di Natale) mi commenta negativamente la lunghezza e la pesantezza di C'era una volta in America rischia seriamente di non vedere l'alba del domani.

Io odio:

l'ignoranza ostentata come pregio e virtù, quasi che l'accumulo di cognizioni nel cervello debba essere paragonato all'accumulo di rifiuti in un cassonetto. Detesto chi esordisce con: "Io non sono razzista, intendiamoci, ma..." e di solito fa seguire a questo incipit una salva di commenti xenofobi che spingerebbero Hitler a iscriversi a Emergency per espiare.

Inizio a provare una profonda insofferenza verso la tradizione tutta italica di adattarsi a qualsiasi mascalzonata, di vivere di fronte a soprusi di ogni tipo senza alzare mai la testa nemmeno per finta...il tutto per odiosa assuefazione, come quando si ingurgitano dosi minime di veleno ogni giorno per diventarne immuni.


Odio il fatto che questo post rischi davvero di essere "Tempo Buttato" per coloro che verranno a gettarvi un'occhiata ma non potete dire che non vi abbia avvertiti fin dal titolo del blog.

Odio soprattutto il fatto che molte persone non si ritaglino almeno cinque minuti al giorno per fare una lista come quella qui sopra e sbatterla in qualche bacheca virtuale e non. Garantisco che può essere oltremodo salutare in periodi di tensione e nervosismo.


mercoledì 8 settembre 2010

John Locke non passa da Qui...

Surfando fra i canali sono incappato nei titoli di testa di una fiction italiana della Rai. Per qualche insondabile motivo decido di restare sintonizzato e guardarne l'inizio.
Il protagonista si reca da un'amica divorziata con figlio a carico e assiste a una scenata del ragazzino. I due conoscenti iniziano a chiacchierare riguardo le problematiche della Madre Single...e qui il sottoscritto sente le gambe che cedono rumorosamente con un schiocco sordo!
Nell'arco di un lunghissimo dialogo, sostanzialmente, i due personaggi raccontano tutte le premesse per poter fruire della storia e fare decollare (si fa per dire) l'azione (si fa sempre per dire). Non ricordo con precisione il tenore del suddetto scambio di battute ma potrei presentarvene un esempio qua sotto, ispirato all'originale:

LUI: "Deve essere dura crescere un figlio da sola".
LEI: "Sì, hai ragione. Purtroppo da quando mio marito ci ha lasciati un anno fa per fuggire con quella ragazza incontrata sul lavoro le cose si sono fatte complicate".
LUI: "Non ho mai approvato il suo atteggiamento, lo sai. Scappare così, dopo venti anni di matrimonio è stato un gesto vigliacco".
LEI: "Forse è anche colpa di quell'aborto, quattro anni fa..."


...e via così, forse ho (leggermente) estremizzato ma il succo era questo.
Ora: è mai possibile che nel 2010 noi si debba ancora assistere a roba di questo tipo? Insomma, immagino che una delle regole basilari della Sceneggiatura sia proprio quella di non concentrare così tanti dettagli in un dialogo perchè lo rendi solo descrittivo; diventa un mezzo facilissimo e poco realistico (perchè Nessuno parla in questo modo!!!) per introdurre gli spettatori alla vicenda. Ma, dico io, non era più semplice mostrare la madre single litigare con il figlio ribelle e chiudere la scena con lei che volge lo sguardo verso una foto su di un comodino che la immortala con l'ex-marito e la prole? Non è di certo un espediente stra-originale ma senza dubbio permette di fornire qualche indizio a chi guarda (il padre evidentemente non fa più parte del nucleo familiare), permette di spianare la strada allo srotolarsi della vicenda che avverrà più tardi e, soprattutto, permette di evitare una valanga di monologhi tediosi e poco plausibili che rallentano il tutto e tardano a portare la storia nel vivo.
Chi mi conosce sa quanto io consideri basilare la sceneggiatura nel contesto di un film. Senza uno script dall'ossatura solida anche il migliore regista cade di culo (un esempio lampante l'ultimo, ributtante, film con Indiana Jones...pellicola di cui non citerò nemmeno l'orrido titolo!) e il prodotto risulta di brutta qualità. Ecco, a me pare che nella stragrande maggioranza delle fiction nostrane sia proprio la sceneggiatura a latitare di più. Ok, ci sono anche alcune serie che affidano i ruoli principali a cagnacci matricolati e sbracano di brutto nel polpettone proprio perchè gli pseudo-attori non conoscono le mezze misure e "recitano" solo per estremi ed esagerazioni (chi ha nominato Garko & la Arcuri? Ti ho sentito, là in fondo!!) ma molto spesso sono proprio le storie a essere scritte male, in maniera piatta e prevedibile. Sembra che non si voglia portare lo spettatore a partecipare con la sua testa, a sommare i dettagli della trama per completare il quadro generale senza che il protagonista ripeta tutto ogni 5 minuti o la regia mostri qualsiasi cosa in maniera talmente spudorata da annullare ogni tipo di intervento "attivo" da parte di chi guarda.

Mi domando se dobbiamo sempre e solo accontentarci. Non chiedo "Mad Men" "Nip/Tuck" "24" "True Blood" "Pushing Daisies"...e per l'amor del cielo non chiedo "Lost"...ma un minimo di cura? Un minimo di ambizione? Dobbiamo sempre puntare su SKY per vedere qualcosa che somigli a una serie TV ben fatta? La Tv generalista proprio non vuole? Lo so che ci sono le eccezioni (magari se ne può parlare) ma non mi si venga a dire che le più strombazzate e promosse Fiction RAI/Mediaset non siano delle cagatine, forza...Eppure io non credo che la gente voglia solo questo. Anche io faccio parte del pubblico, cazzo, e non mi accontento! Ho voglia di farmi sorprendere!!
Attendo di essere smentito ma mi piacerebbe molto poter diventare uno spettatore accanito di qualche serie italiana esattamente come lo sono di molte oltreoceano. Giuro che mi piacerebbe!

lunedì 6 settembre 2010

Rassicurante Precognizione

Capita spesso a tutti noi. Siamo in compagnia di una persona che conosciamo molto bene e, all'improvviso, basandoci solo su un suo gesto specifico o una sua espressione particolare, riusciamo a prevedere cosa sta per fare! Negli ultimi tempi mi capita di farci caso sempre più spesso e la cosa mi diverte.
C'è quello che deve farti una domanda spinosa e prima esordisce con un "Ma...." (prolungando molto il suono della vocale) per poi sputare fuori l'interrogativo che lo attanaglia a velocità doppia rispetto al suo tradizionale ritmo di parola, quasi a recuperare il tempo bruciato con quella vocale esitante.
C'è quello che mette le braccia dietro la schiena e raddrizza la postura...in quell'istante sai che sta per chiederti qualcosa per il quale necessita di assumere un portamento in grado di schierarlo subito dalla parte del Giusto, per metterti alle strette e obbligarti alla risposta.
C'è quello che approfitta di un indizio scaturito dalla TV o dal giornale che tiene sotto agli occhi per fare partire qualche discussione a lungo rimandata; coglie efficacemente al balzo un commento fugace in un servizio del TG riguardo qualche questione che coinvolge anche te e ne approfitta per aggrapparvisi e intavolare una discussione per la quale non riusciva a trovare l'intro più adatta...

Tutto questo sarebbe solo uno sterile esercizio mentale se non svelasse un elemento ancora più affascinante: non solo siamo in grado, in circostanze come quelle qua sopra, di indovinare quello che sta per fare il nostro soggetto ma anche il contenuto del suo intervento. Sappiamo già cosa ci dirà, perchè il modo in cui si sta ponendo verso di noi è senza dubbio indicativo. Lo so quando i miei genitori stanno per uscirsene con un commento simpatico o con un rimbrotto e questo non per via del loro umore giornaliero ma proprio per l'atteggiamento che assumono rivolgendosi a me. Potrei intercettarli a metà della frase (anche all'inizio, a dirla tutta) e dare subito una risposta; potrei evitare innumerevoli chiacchiere sfruttando la conoscenza del loro linguaggio del corpo maturata in anni e anni ed evitare discussioni, piazzando la risposta corretta che già so!
Ma sapete cosa trovo buffo in tutto questo? Il fatto che quasi tutti noi, di fronte a un simile vantaggio psicologico...ci comportiamo come se non lo avessimo affatto! Quante volte ci siamo sorbiti discussioni infernali che già sapevamo sarebbero avvenute? Quante volte abbiamo comunque percorso tutti i passaggi canonici in questi ambiti, quasi fosse la prima occasione in cui simili argomenti venivano trattati...ma così non era?

Perchè lo facciamo? Perchè non sfruttiamo (quasi) mai l'innegabile vantaggio dovuto all'osservazione prolungata e allo stretto rapporto che ci lega all'interlocutore in questione? Forse preferiamo che le cose proseguano così come le conosciamo...forse vogliamo che quelle discussioni avvengano al solito modo proprio perchè sono familiari, quasi rassicuranti anche se dettate da arrabbiatura o sfocianti in sfuriate/litigate.
Forse il più delle volte preferiamo la tradizionale tempesta invece della sconosciuta quiete...

venerdì 3 settembre 2010

"Perchè non scrivi più sul Blog???"

Ecco, posso ipotizzare che, alla quarta ripetizione della suddetta domanda io mi senta libero di stufarmi? Perdonatemi ma riuscite a leggere il titolo di questo piccolo angolo dell'internettiano mondo? Questo è Tempo Buttato, gente; minuti delle vostre vite passate a scorrere righe che si limitano a cercare di incolonnare pensieri sconnessi di un perfetto sconosciuto! Lo scopo primario di questo blog è sempre stato quello di ospitare occasionali sfoghi, amarcord, commenti, opinioni, insulti...e non di diventare un spazio fisso, una rubrica settimanale, un obbligo per il sottoscritto.

Quanto falsi, artefatti, rimasticati e risputati sarebbero i miei post qui sopra se dovessi combattere con l'imposizione di scriverli?
Amo aprire questa pagina solo ed esclusivamente quando sento di avere qualcosa da dire...non trovo qualcosa da dire solo per aprire questa pagina!
Ritengo che sapere con precisione e certezza i momenti in cui si percepisca di avere qualcosa da raccontare sia una dote da coltivare perchè estremamente importante per il quieto e sereno vivere. Odio dal profondo del mio cuore di cinico (che non si atteggia a realista, però) tutte quelle persone che vivono con il terrore del silenzio! Odio il fatto che debbano immediatamente mettersi al riparo da tale maestoso incubo fatto di vuoto assoluto vomitando frasi e argomenti irrimediabilmente banali e trascurabili. Odio il fatto che non riescano a capire quanto il valore del parlare nasca anche dal silenzio che intervalla il parlare. Come il compiere ripetutamente un'azione particolarmente carina rischia di esaurirne il fascino proprio perchè la rende quotidiana e prevedibile così il non concedersi lunghi periodi di silenzio priva di valore ciò che si dice, lo rende perennemente uguale a se stesso, indipendentemente dagli argomenti.

Quindi perdonatemi se, a volte, amo sperimentare quello che è apparentemente un evento impossibile, ovvero un pò di sano silenzio all'interno del World Waste of Time. Forse non ci crederete, ma imparare quando e come aprire bocca può essere qualcosa che i vostri conoscenti e amici forse non vi chiederebbero mai ma che, nel momento in cui ne doveste dare prova, verrebbe enormemente apprezzato!

lunedì 2 agosto 2010

Intervallo...

Quando genti e fortuna mi rinnegano
io, solitario, compiango il mio esilio
e invano grido al cielo indifferente
e guardo me e al destino maledico.

Mi vorrei come questi, di speranze
più ricco, o quegli, corteggiato e bello;
il poter di costui, d'altri le arti
invidio e ogni mia gloria più disdegno;

Ma quando quasi a spregiarmi nell'intimo
son giunto, ecco, ti penso: e come rompe
all'alba in volo l'allodola, l'inno
dal cupo della terra i cieli intocca.

Ché se l'amore tuo dolce ricordo
neppure con un re muterei sorte.


Lo Shakespeare dei sonetti, di certo non il più noto.
Stasera dedicatelo a chi volete...

domenica 1 agosto 2010

Scrivere/Raccontare - Raccontare/Scrivere

Di solito, su questo blog, parlo principalmente di me. Lo faccio non per qualche violenta e invasiva forma di egocentrismo (ok, anche per quello, va bene...) ma il motivo principale va ricercato nella mia ferma e incrollabile determinazione a raccontare, in questo contesto, ciò che conosco maggiormente.
Non è una Regola Universale e soprattutto non è qualcosa che amo fare in altri ambiti: mi è capitato di scrivere racconti, sceneggiature, fumetti o abbozzi di romanzi che non avevano il benchè minimo riscontro nella mia vita quotidiana e che molto spesso coinvolgevano fenomeni paranormali, strane e bizzarre avventure, gente in grado di fermare treni in corsa e via dicendo... Non ho mai creduto che mettere la museruola alla propria fantasia sia una pratica da consigliare, nemmeno quando simili espedienti vengono suggeriti per evitare che si raccontino vicende troppo staccate dal proprio universo di provenienza e, di conseguenza, poco accurate, basate solo su fredda documentazione o, peggio ancora, sull'immaginazione a briglie sciolte (con conseguenti svarioni logici, a volte davvero insopportabili...vero, Dan Brown???!!!)

Chi cazzo dice che io non possa raccontare una storia ambientata in Colorado solo perchè non ci ho messo mai piede? Il bello della Lettura è sfidare le aspettative del lettore conducendolo in luoghi lontani e a lui ignoti...ma è anche quello di condurre l'autore a rimettersi in gioco ogni volta, a impugnare una storia e avvolgerla in un contesto sempre nuovo, sempre affascinante e differente. Chi scrive sempre e solo dei batuffoli di cotone che estrae dal suo ombelico e che rimira con noiosa consapevolezza, per quanto mi riguarda, meriterebbe di finire nello stesso Girone Infernale destinato ai registi che seguono le Mode Filmiche del Momento per decidere cosa raccontare nella loro successiva pellicola!

Non ho nessuna intenzione di negare a me stesso la possibilità di affrontare, tramite la scrittura, viaggi che non sono riuscito a compiere o avventure che non ho mai potuto vivere (e che in alcuni casi non vivrò mai...a meno che non venga punto in futuro da qualche ragno radioattivo ad una Mostra di Scienze! Ma io alle suddette Mostre non ci metto mai piede, quindi sono fottuto...). Allo stesso tempo, però, cerco di conservare un piccolo spazio personale in cui raccontare sempre e solo ciò che conosco, ciò che vedo e ciò che penso. Lo faccio per me (provo un'ineffabile sensazione di compiutezza e chiarezza quando vedo alcune mie opinioni racchiuse in righe ordinate...e, sì, sono consapevole che trovare più chiari i propri pensieri se sono su carta piuttosto che nella testa è segno inequivocabile di qualche serio disturbo!) e lo faccio anche per soddisfare una curiosità personale: quanto di se stesso può capire qualcuno semplicemente ascoltando i pareri, i commenti, la vita di un altro?

Non si può nello stesso tempo essere sinceri e sembrare tali.
André Gide

lunedì 19 luglio 2010

La Diversità dei Giorni Uguali

Devo essermi comportato in maniera terrificante durante il mio primo giorno di scuola alle Elementari. Ho un vago ricordo di scene di pianto e di ferma convinzione che da solo, all'interno di quel lager, non ci sarei stato. Nemmeno i volti più tranquilli dei miei compagni (non di tutti, chiaro, c'era chi condivideva il mio scetticismo) sembravano in grado di placare la mia ferocissima determinazione nel volere tornare a casa. Dopo qualche minuto di patteggiamento, credo che io e mia madre riuscimmo a stipulare un accordo e lei fu libera di tornarsene al lavoro, mentre io rimasi seduto su quel banco a darmi un'occhiata perplessa e vagamente preoccupata in giro. Al termine della giornata, ovviamente, il mio umore era tornato serafico e, mentre tornavo a casa, ribadii ai miei genitori quanto fossi soddisfatto del buon esito della Prima Elementare...dato che il giorno successivo avrei dovuto affrontare la Seconda!!!

Ebbene sì: la fervida mente del sottoscritto a sei anni aveva partorito l'idea che le Scuole dell'Obbligo fossero strutturate in Giornate Didattiche! Ogni classe avrebbe assolto i suoi compiti educativi nel periodo di tempo compreso fra le 8.30 e le 12.30 circa per poi traghettarci tutti nella successiva! Tutto questo comportava una discreta rapidità nello svolgere l'iter scolastico di ognuno di noi: nel giro di una settimana mi sarei sbarazzato delle Elementari; la settimana successiva avrei affrontato con la giusta esperienza (ben cinque giorni di scuola svolti!) le Medie e avrei selezionato cosa fare in seguito; un'altra settimana (all'epoca non prendevo in considerazione bocciature) mi avrebbero condotto al diploma e poi...chissà! Rimasi amaramente deluso quando i miei genitori mi spiegarono in maniera più dettagliata come la mia avventura scolastica avrebbe occupato indiscriminatamente i successivi 15 anni (e più) di vita.

Eppure, ripensandoci oggi, mi sembra che quella visione semplicistica dell'universo scolastico contenesse una sua Giustizia Personale. Secondo la mia concezione, ogni giornata che avrei affrontato nelle successive settimane avrebbe avuto una sua importanza, un suo valore! Ogni singolo giorno sarebbe stato Fondamentale per la mia vita, degno di essere vissuto nella maniera più intensa e piena possibile! Mi capita spesso di pensare a quanto tempo vagabondiamo affrontando la nostra vita senza fare nulla di memorabile e mi rendo conto che sia inevitabile: purtroppo fa parte del giocoe pensare di dover trasformare in qualcosa di Epico, Unico e Clamoroso ogni singola giornata è di certo un'immagine semplicistica e sognatrice, specie nella nostra Società. Ma se ora staccate i vostri occhi da questo schermo per alcuni istanti e vi mettete a scandagliare la vostra memoria...beh, QUANTI giorni della vostra vita ricordate per la loro importanza? QUANTI si distinguono dalla massa abnorme di ore dedicate a studio, lavoro, cibo, sonno? QUANTI hanno davvero significato qualcosa? Sono sicuro che raggiungerne una decina sia già impresa di tutto rispetto.

Quale delle visioni di vita espresse qui sopra è la più desiderabile? Collezionare una serie ininterrotta di giornate Memorabili o vivere anni e anni apparentemente identici solo per godere di pochi giorni stupendi...e forse proprio per questo motivo destinati ad essere considerati tali?

venerdì 2 luglio 2010

Maschere (False) e Volti (Veri)

La prima volta in cui compresi che tutti mentono mi sentii tradito. Io conservavo una certa onestà caratteriale naif che mi portava a comportarmi sempre allo stesso modo con chiunque mi si parasse di fronte e nelle più disparate circostanze, fiero e felice del fatto che la mia personalità fosse consolidata e immutabile...beata ingenuità! Scoprii presto che ognuno di noi deve conservare nella tasca interna della giacca un set completo di maschere da indossare prontamente in base alla domanda che viene posta da chi gli sta di fronte! Maturata questa consapevolezza, era inevitabile che la prendessi molto male! Ai miei occhi era solo una feroce presa per il culo, perenne e incontrovertibile! Perchè avrei dovuto sforzarmi a limare e a elaborare un atteggiamento "socialmente accettabile" ma anche profondamente personale e sincero dato che poi mi sarei trovato davanti persone che di questi atteggiamenti ne aveva almeno una mezza dozzina, pronti per ogni eventualità? Che senso aveva?

A distanza di anni mi rendo conto che essermela presa così tanto fu un errore. Tutti noi indossiamo perennemente delle maschere e non solo non ce ne vergogniamo ma, anzi, ci alleniamo duramente per fare in modo che la nostra abilità nel passare da una fattezza all'altra sia sempre più spettacolare e immediata! Solo quando ci troviamo soli in casa nostra possiamo ammettere di essere seriamente noi stessi...quello è l'UNICO caso....ma basta che suoni il campanello e, ancora PRIMA di rispondere, abbiamo già indossato la maschera! Nascondere il nostro vero IO dietro false schermate è una caratteristica obbligatoria per il quieto vivere: stabilire quale personalità vada adottata sulla base di chi ci troviamo di fronte permette al vivere civile di procedere senza eccessivi intoppi perchè è vero che l'unicità dei singoli è caratteristica basilare dell'essere umano ma è anche vero che una folla di individui difficilmente giunge a conclusioni serene senza azzuffarsi ferocemente per ribadire le proprie vedute!
Guardate gli adolescenti: passano mesi a modificare costantemente il proprio look, i propri gusti, le proprie vedute... non stanno facendo altro che indossare svariati modelli di maschera per vedere quale preferiscono! Nel momento in cui troveranno la più adatta, acquisiranno una personalità più pronunciata!

Non dobbiamo vergognarci di non essere mai, realmente, noi stessi di fronte agli altri perchè è una cosa normalissima e necessaria! Certo, l'importante è capirlo in maniera graduale e sana. Così la vostra maschera sarà estremamente sottile, nasconderà solo alcuni tratti della vostra reale personalità, lasciando, comunque, trasparire le vostre fattezze con chiarezza. Nel caso che questo non avvenga...beh, allora vi trovereste di fronte a quei soggetti che cambiano drasticamente a seconda di dove si trovano: tanto compagnoni spericolati e divertenti alle feste quanto malinconici, pedanti e infelici nel privato. Sono quelli che avevano paura di non essere accettati e hanno deciso di diventare "altro" ogni volta che escono dalle quattro mura di casa.

Li riconoscerete subito: sono coloro i cui tratti somatici della maschera coprono completamente il vero viso.


"Una Maschera ci dice più di una Faccia" (Oscar Wilde)


domenica 20 giugno 2010

Soggettive Viziate

Molti anni fa, un sarto di Cleveland incontrò il Presidente Kennedy. Quest'ultimo aveva bisogno di un vestito, quindi si recò da quello che veniva definito "Il Re della Stoffa" in città. Il piccolo sarto capì che era un'occasione unica e realizzò a Kennedy il miglior abito possibile e immaginabile. Il Presidente lo adorò e ne commissionò una trentina.
Dopo due giorni, il sarto ricevette una chiamata dalla Casa Bianca: JFK voleva sapere quanto avrebbe chiesto per diventare il suo sarto personale! Lo avrebbe fatto trasferire a Washington con un intero staff a completa disposizione. Ovviamente una cosa simile scatenò l'entusiasmo dell'ometto, che investì tutti i suoi capitali per preparare i trenta abiti richiesti e il suo trasloco.
Peccato che, pochi giorni dopo, a Dallas, Kennedy fu ucciso.
Qui iniziarono i guai seri: non c'era NESSUN contratto firmato (all'epoca JFK era lontano anni luce da scandali e scandaletti...era senza la benchè minima macchia per un cittadino USA, quindi non me la sentirei di biasimare la fiducia del sarto), la Casa Bianca iniziò a non rispondere più alle sue telefonate, i trenta vestiti quasi ultimati non servivano più perchè, a Washington, nessuno sapeva chi fosse quel tizio. Fu il tracollo finanziario e personale per il sarto che solo molti anni dopo riuscì a riprendersi e ad esercitare la sua professione, ovviamente senza recuperare più il prestigio e la fama che aveva acquisito prima dell'incontro con Kennedy.


Perchè questa storia è interessante? Perchè chiunque senta raccontare questo aneddoto si ritrova a considerarlo una simpatica digressione su JFK, una di quelle vicende piccole e private di grandi uomini che contribuiscono ad abbatterne la scorza "epica", riportandoli all'altezza dei comuni mortali...ma pochissimi la interpretano per ciò che è veramente: l'evento che ha segnato la vita intera del sarto di Cleveland. Quest'uomo non si è più ripreso da allora e per il resto della sua esistenza ha dovuto fare i conti con ciò che era accaduto nel 1963. Eppure per tutti coloro che magari hanno scoperto questa storia proprio su questo blog l'istinto principale è stato quello di attribuirle la classificazione di "aneddoto minore" sul Presidente Kennedy. Probabilmente è una cosa normale: JFK è personaggio che istintivamente appare adatto per incarnare il "Protagonista"; il piccolo sarto sognatore sembra nato per interpretare il "Comprimario". Purtroppo le cose non stanno sempre così.
Tutti noi commettiamo questo errore nell'interpretare la nostra vita. Tutti noi ci attribuiamo il ruolo di Protagonista e trattiamo, anche incosciamente, chi ci circonda come Comprimario. Ci scordiamo sempre che noi in realtà assumiamo a nostra volta ruoli secondari nell'esistenza di qualsiasi persona incrociamo e di cui, dalla nostra soggettiva, intravediamo un semplice ruolo di spalla nel nostro film personale.
Forse è per questo che molto spesso commettiamo madornali errori, a volte anche letali. Ci ostiniamo a credere che, da protagonisti assoluti, non corriamo nessun pericolo perchè il ritmo narrativo non prevede colpi di scena in questa sequenza; non può accaderci nulla perchè il finale è decisamente distante e, quando arriverà, sarà clamoroso, eccitante, epico e "definitivo" come la partenza di Frodo nel finale de "Il Ritorno del Re" o come Don Chisciotte che cede allo strapotere della realtà dopo una vita pilotata dalla fantasia.
Credo sarebbe bello se iniziassimo a piantarla di guardare sempre tutto dalla nostra soggettiva inesorabilmente viziata, ma ho il vago sospetto che il cambio di prospettiva sia un'opzione che non hanno incluso nel nostro libretto di istruzioni.

Un ringraziamento al grande Brian Michael Bendis che, nel bellissimo "Goldfish", mi fece scoprire l'aneddoto qui sopra.

giovedì 10 giugno 2010

Tom Hansen c'est Moi!


Chi mi conosce da abbastanza tempo sa che esistono alcuni argomenti specifici che rischiano di trasformare una conversazione con il sottoscritto in una sfuriata. Parlare di Cinema, ad esempio, stroncando autori che io adoro senza presentare delle motivazioni che io possa ritenere credibili ne è un valido esempio (applicabile anche ai gusti letterari e, ma questo solo in minima parte, a quelli musicali).
Questa insofferenza, che agli occhi dei poco attenti potrebbe risultare semplicemente spocchia, nasce dalla convinzione della validità di alcune passioni personali, frutto di anni e anni di fruizione articolata e "scientifica". Ciò significa che se un buontempone venisse a contestarmi la lentezza dei movimenti di macchina in "Barry Lyndon" sarebbe meglio che cavasse fuori dal cilindro qualche giustificazione elaborata per questa immane castroneria e che non si azzardasse a rivelarsi un criticone che ha solo visto la metà dei film di Kubrick prima di sentenziare in tal modo...altrimenti la discussione terminerebbe a colpi di sedie volanti.


Esistono poi altri argomenti legati a questioni personali che è cosa buona e giusta evitare di affrontare in mia presenza. Tendo a legarmi al dito la maggior parte delle nefandezze compiute ai miei danni e questo significa che anche se un mio ipotetico ex-compagno di scuola dovesse diventare Premio Nobel per la Pace, ai miei occhi, risulterebbe sempre e comunque il tizio che mi ha calato le brache davanti alle compagne di classe alle elementari (NON è accaduto, a titolo informativo). Il mio atteggiamento "canino" che mi porta a rifiutare di farmi accarezzare una seconda volta dal cretino che mi ha fatto male nella prima mi conduce, di conseguenza, a coltivare rancori che possono essere giudicati "esagerati" da amici e conoscenti ma che sono quasi sempre "definitivi", impossibili da cancellare, presenti nella mia vita in omnia secula seculorum. Uno di questi rancori passati è riemerso con prepotenza pochi giorni fa ma suscitando una reazione personale inedita.
Non spiegherò nel dettaglio di cosa sto parlando, tanto gli amici più fidati lo sanno benissimo. Per i neofiti o i frequentatori di questo scombiccherato blog posso fornire un suggerimento: se avete visto "(500) Giorni Insieme", deliziosa commedia dello scorso anno (nella quale il protagonista, Tom Hansen, mostra inquietanti analogie caratteriali e di gusto con il sottoscritto...o almeno con il sottoscritto che fu fino a qualche anno fa) avrete notato l'evento clamoroso che getta nello sconforto l'eroe nel Terzo Atto. Ecco, stiamo proprio parlando di "quello", papale papale...ulteriore legame che si è creato fra me e il personaggio interpretato dal (bravissimo) Joseph Gordon-Levitt.

Ho scoperto il materializzarsi di questa circostanza pochi giorni fa, attraverso quei complessi e diabolici meccanismi che animano i Social Network e che ti portano non solo a trovare difficile contattare coloro che vorresti realmente sentire ma anche e soprattutto a intensificare i contatti con persone che gradiresti evitare quanto un'infezione alle vie urinarie. Tra una chiacchiera e l'altro vengo messo al corrente di questa "novità" e sulle prime, quando il mio cervello elabora la notizia e la srotola ben bene per farmene acquisire coscienza, sembra che la mia reazione sarà quella tradizionale, legata a rabbia, feroce disillusione, frustrazione e profondo desiderio di incontrare qualcuno che mi dica: "Ma lo sai che l'altra sera ho visto "C'era una volta in America" e mi son fatto due palle così?" per permettermi di saltargli alla gola. Invece...il nulla. Una semplice Presa Visione del fatto in sè, un breve commento mentale del tipo "Eh va beh...che ci posso fare!" e poi Via, la giornata riprende il suo corso! Incredibile ma vero: forse anche il più "orso degli orsi", il più rancoroso essere sul Pianeta, il figlio naturale del Grinch e di Scrooge ha la possibilità di voltare pagina con naturalezza e senza interventi estremi.

Personalmente resto consapevole della profonda attitudine personale alla "rigidità" nei confronti degli imprevisti della vita e dei rancori legati al passato ma da una settimana a questa parte, per la prima volta, ho visto aprirsi una crepa nella barriera che più volte mi sono costruito intorno... e, incredibilmente, il mio primo istinto non è stato di richiuderla bensì di allargarla per uscire.

martedì 1 giugno 2010

Cosa direbbe Sigmund???

Da qualche anno, ormai, non ricordo più i miei sogni. Mi sveglio al mattino e resto per alcuni secondi a fissare il soffitto mentre sento nelle ossa una sensazione particolare. A seconda di quello che provo al momento in cui apro gli occhi, acquisisco consapevolezza del tono di ciò che, probabilmente, ho sognato quella notte. Svegliarmi con una insospettabile allegria e un ottimismo che sembra sbattersene delle menate che dovrò affrontare (e che magari mi attendono durante quella stessa giornata) è sintomo di una nottata passata tra le braccia di qualche sogno decisamente piacevole; svegliarmi con un malessere che non ha spiegazioni razionali o, peggio ancora, con una rabbia immotivata e incontrollabile è segnale inequivocabile del fatto che qualche incubo particolarmente tosto ha appena levato le tende.


Eppure io ricordavo i miei sogni, da bambino. Ne ricordo nitidamente uno in cui affiancavo i Ghostbusters in una missione particolarmente impegnativa in una specie di gigantesca torre che, nella mia testa da adolescente bombato di film e fumetti, doveva essere situata a New York ma che, onestamente, non ho mai visto immortalata in qualche foto relativa alla Grande Mela!
Ne ricordo un altro in cui un incendio divampava in casa di mia nonna. Io riuscivo a fuggire prima del disastro e, poco dopo, mio padre constatava con sgomento che il tutto era stato generato da un "corto circuito" in una presa elettrica situata sotto il lavandino del bagno (non so quanto sia possibile una simile evenienza, ma credo possiate perdonare alcune "licenze poetiche" nel sogno di un ragazzino). Ricordo che alla prima visita in casa di nonna dopo il terribile sogno mi precipitai in bagno solo per tirare un sospiro di sollievo alla vista del lavandino assolutamente privo della presa assassina.
Perchè ora non ne ricordo nemmeno uno? Perchè al risveglio devo convivere con le sensazioni e non posso vivere le cause stesse delle suddette? Forse è una rimozione personale? Ammetto candidamente che, per quanto continui a conservare una vena di lucida follia e una predilezione per tutto ciò che è fantasioso e improbabile, lo scorrere del tempo abbia inaridito alcuni tratti di quel terreno che un tempo era fertilissimo e pronto a favorire la crescita di qualsiasi fantasia personale...ma non avevo mai pensato che questo cambiamento nella concezione e nella fruizione dei sogni potesse esserne un brutto sintomo.
Non è che non abbia più voglia di sognare...forse non ho più la capacità di godermelo e di riconoscerlo. Come tutti coloro che amano scrivere ho sempre usato la frase fatta "scrivo perchè non sono soddisfatto del mondo che vedo, quindi ne creo un altro." Questa esternazione di solito viene sempre accompagnata da un altro commento personale: "Scrivere riesce meglio quando si è infelici, perchè quando si è felici si è troppo impegnati a godersi la vita che si ha piuttosto che perdere tempo a inventarsene un'altra!" Magari ora sono soddisfatto di ciò che sono...e non ho bisogno di rivolgermi al mio inconscio per rifugiarmi in altri scenari.
Mi piacerebbe fosse così...e non il segnale che anche uno spassionato sognatore come me, con l'andare del tempo, rischia di lasciarsi travolgere dall'incubo peggiore di tutti: la Realtà.